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UN INTRECCIO DI TALENTI AI MUSEI CAPITOLINI: RAFFAELLO, PARMIGIANINO, BAROCCI, METAFORE DELLO SGUARDO

1locandinadi Sabrina Sciabica (AG. RF. 09.10.2015)

(riverflash) – Un intreccio di talenti, di inchiostri e di tratti, magici e delicati, è in mostra fino al 10 gennaio 2016 ai Musei Capitolini, nell’esposizione dal titolo “Raffaello, Parmigianino, Barocci, metafore dello sguardo”.

I rappresentanti del Rinascimento italiano sono messi a confronto a partire da Raffaello, accanto ai suoi seguaci: Girolamo Francesco Maria Mazzola detto Il Parmigianino per la sua nascita parmense, e Federico Barocci.

La prima sala ci accoglie con il celeberrimo Autoritratto del Sanzio, proveniente dalla Galleria degli Uffizi, e continua con l’Autoritratto di profilo a penna e inchiostro del Parmigianino e con l’Autoritratto di mezza età del Barocci. Sono, queste, opere che posero le basi della ritrattistica rinascimentale: oltre al tratto naturalistico, evince una profonda indagine psicologica. L’autore disegna dopo avere colto una caratteristica preponderante dell’animo del personaggio ritratto, di conseguenza lo sguardo è intenso, l’espressione è viva. Il soggetto è, spesso, a tre quarti, in modo che si veda il volto nella sua pienezza; tanto reale fisicamente quanto misterioso ed enigmatico.

2Cattura

Lo stesso confronto tematico tra le opere è ripetuto nelle sale successive: prima l’idea del maestro Raffaello e poi il confronto con i due seguaci. Anzi, nella sezione dedicata alla rappresentazione della figura femminile, troviamo addirittura più autori a confronto: un’acquaforte di Marco Antonio Raimondi con una meditativa Sant’Elena appoggiata ad una finestra fuori dalla quale vola un angelo con una croce e una splendida Melencolia I di Albrecht Dürer (l’incisione  ritrae un angelo con sembianze femminili seduto con sguardo malinconico e il volto appoggiato al braccio).  È documentato, infatti, che Raffaello e Dürer si stimassero tanto da essersi scambiati delle opere (il  tedesco gli aveva mandato un autoritratto e Raffaello uno studio di figura nuda). A seguire, ecco una soave figura, la Giovane donna seduta di Raffaello, profondamente assorta, appoggiata su un braccio. Quest’ultimo disegno è, peraltro,  un documento importantissimo poiché su questo foglio, sia sul recto che sul verso, l’artista ha  tratteggiato numerosi schizzi relativi alla raffigurazione dello spazio, mettendo insieme pittura e architettura.

Anche il Parmigianino riprende il concetto della giovane in solitaria meditazione: abbiamo qui esposta un’elegante Donna seduta vista di spalle (penna e inchiostro su carta, proveniente dal British Museum di Londra) in cui una figura intera è colta nell’atto di guardare fuori. Spiccano, da un lato, l’attenzione al dettaglio realistico nel morbido drappeggio del vestito e, dall’altro, l’abilità di aver creato un’atmosfera sospesa, quasi mistica, tanto da far fantasticare chi la guarda su cosa ci sia oltre.

3FOTO 9 - III.19 Barocci Annunciazione 40376Barocci, invece, pur riprendendo il tema, lo elabora trasformando la finestra da uno strumento  per creare profondità in qualcosa di più, ovvero un’apertura verso lo spazio esterno. In tal modo le associa una funzione narrativa, sottolineando la volontà dello stesso pittore di rappresentare ciò che vede e di raccontare ciò che accade fuori, dunque gli avvenimenti storici del suo tempo.

A tal proposito, conclude il percorso l’Annunciazione di Barocci: una Madonna giovane dallo sguardo dolce e le movenze semplici davanti all’angelo inginocchiato e lo spirito santo, in forma di  luce che irrompe dal cielo. L’intimità della scena sembra essere studiata dall’autore per avvicinare i credenti al divino, per dare un’impressione di familiarità e calore. Dalla finestra dietro alle due figure, si scorgono il palazzo ducale di Urbino e la natura circostante. Il quadro acquista profondità e realismo ma sappiamo bene che si tratta, anche, di una rivendicazione politica ben precisa, di un legame profondo con le proprie origini (Barocci, come Raffaello, era urbinate).

Questi disegni sono il risultato di una continua ricerca della perfezione estetica; armonia, distinzione, raffinatezza di gusto sono le loro caratteristiche più evidenti.

E la volontà degli artisti di ricreare la natura, di immortalarla, di renderle omaggio con la bellezza delle forme, è in essi pienamente realizzata. Adesso, ancora più chiaramente, possiamo comprendere l’epitaffio scritto da Pietro Bembo, come omaggio alla creatività di Raffaello, sulla sua tomba al Pantheon:

“Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di essere vinta; ma ora che è morto teme di morire”.

 

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