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NESSUNO HA PIU’ FAME DI POTERE DEL SOTTOBOSCO POLITICO ROMANO

di Stefano Celestri (AG.RF 03.12.2014) ore 12:36

(riverflash) – Una fame da lupi contagia chi riesce a sedersi su una poltrona di potere, magari senza averne le competenze. Sistemare gli “amici” con stipendi spesso intorno ai 100.000 euro l’anno, controllare il flusso degli appalti con il proprio tornaconto e emettere fatture, quasi sempre gonfiate. Chi ha avuto vantaggi sostiene che questo sistema ha tenuto in piedi l’Italia, che il momento migliore per gli italiani c’è stato con i governi a guida Bettino Craxi. Forse è vero, ma oggi paghiamo conseguenze sanguinose. Ai giovani viene insegnato che se vuoi diventare ricco devi scegliere la carriera da imprenditore, invece se vuoi servire la collettività devi scegliere la carriera politica. Una dicotomia un po’ rozza ma che si rivela utile a spiegare l’inversione di tendenza, cioè che i profitti faraonici li fa il politico, mentre l’imprenditore deve rischiare capitali, fronteggiare la crisi, trattare con i sindacalisti. Quanto al servizio per la collettività basta promettere posti di lavoro e mettere una piccola regalia nella busta paga per farsi amare da un popolo che ha perso la propria dignità come conseguenza della crisi economica.

Ieri sono scattati a Roma 39 provvedimenti restrittivi per i reati di corruzione, estorsione, usura e riciclaggio. Personaggi noti come Riccardo Mancini, nipote del petroliere Jacorossi e già incriminato per la tangente sui filobus della Laurentina, e Massimo Carminati, il “Nero” della banda della Magliana, che aveva spostato gli affari dall’ovest al nord di Roma, dove la moglie ha gestito fino al 2012 un negozio di abbigliamento. Il 7 luglio 2014, sempre in zona Roma Nord, è stato ucciso Silvio Fanella che ha reagito a un tentativo di rapimento finendo ucciso da Egidio Giuliani, killer dei NAR ed ex-compagno di cella di Pierluigi Concutelli. Silvio Fanella era il cassiere di Gennaro Mokbel, losco imprenditore legato alla destra e coinvolto nel caso Telecom Sparkle. Aziende eccellenti e nomi di potere, gente diventata potente per le amicizie non per meriti personali. Probabilmente Fanella è morto per essersi appropriato di soldi non suoi. A Corso Francia, sotto via Nitti, una pompa di benzina dell’AGIP era di Roberto Lacopo, altro estremista di destra arrestato ieri mattina.

Ieri mattina è stata perquisita l’abitazione di Gianni Alemanno, ex-sindaco di Roma ed ex-ministro dell’Agricoltura dal 2001 al 2006. Sono gli anni in cui l’ippica è entrata in crisi e il mondo dei cavalli in Italia dipende dal ministero dell’Agricoltura. Prima mossa di Alemanno è mettere un suo uomo a governare l’ippica, nominando Riccardo Andriani commissario dell’Unire il 15 luglio 2001. Sono i tempi del secondo governo Berlusconi. Andriani, responsabile della politica sportiva di AN non conosceva l’ippica, voleva la presidenza del Credito Sportivo. Si era da poco ritirato Varenne e venivano numerosi i cavalli esteri a correre in Italia, sia per soldi che per prestigio. Nel 2002 Alemanno nomina Franco Panzironi segretario generale dell’Unire. Allora l’Ente aveva sede a Roma, in affitto a 2.500 euro nel prestigioso palazzo Fiano di piazza in Lucina. Inoltre le tre branche (trotto, galoppo e ostacoli) erano indipendenti e avevano uffici di proprietà, quindi a basso costo. Panzironi, però, deve muovere le acque perché lasciando tutto fermo i soldi non girano. Così accorpa le tre branche nell’Unire, sostenendo di risparmiare sul personale. Sposta la sede da piazza in Lucina a via Cristoforo Colombo, ma il canone di affitto sale a 8.000 euro destinate a crescere perché il palazzo è foderato di amianto che va tolto. L’ippica va male, gli ippodromi hanno il fiato grosso, i premi al traguardo tardano a essere liquidati. Le assunzioni a concorso diventano archeologia all’Unire, ma il “Potente Panzy” assume a chiamata diretta tra cui anche il figlio. Una caratteristica degli uomini di potere è il forte sentimento verso la famiglia. Non solo Umberto Bossi ha provato a sistemare il figlio “Trota”, ce ne sono svariati esempi. Gente di cuore e Panzironi vuole bene al suo staff. Patrizia Caracuzzi dal 1986 al 2008 ha lavorato all’Unire, poi quando il “Potente Panzy” è passato all’AMA lo ha seguito per affetto divenendone la sua segretaria. L’affetto è stato ricompensato da 92.551 euro lordi all’anno. I Padri di Famiglia affettuosi sono amici Panzironi come Ranieri Mamalchi, fedelissimo di Alemanno e dirigente Acea, che frequentava gli uffici Unire di via Cristoforo Colombo perché lavorava al Ministero dell’Agricoltura. Adesso il figlio, Edoardo Mamalchi, lavora all’AMA dove è stato assunto da Panzironi, che il 6 agosto 2008 è stato nominato amministratore delegato dell’azienda che si occupa dei rifiuti a Roma. Senso per la famiglia e rispetto per gli amici. Se fosse successo a Palermo si sarebbe chiamata mafia, ma siamo a Roma dove c’è il Vaticano e allora chiamiamo ciò “buoni sentimenti”. Per esempio Fabio Rampelli, capogruppo a Montecitorio di Fratelli d’Italia, ex AN e PdL, è amico di Fabrizio Mericone, attivista di destra che si è diplomato ragioniere in età avanzata presso un istituto tecnico paritario. Si occupava del montaggio di infissi, ma con la crisi economica dell’edilizia qualcuno si è mobilitato in favore di Mericone e Panzironi, ex-democristiano, non rifiuta niente alla destra ed ecco che spunta un posto di responsabile dei cimiteri capitolini con la retribuzione di 95.674 euro all’anno.

Gente di cuore, lo abbiamo già detto, ma con un appetito insaziabile. La Roma Calcio, nell’estate 2013 dopo i disastri di Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli, ingaggiò Rudi Garcia per raddrizzare le sorti della squadra giallorossa lanciando lo slogan «Nessuno ha più fame di noi». Si erano dimenticati di Panzironi, Mancini, Alemanno e l’altra destra capitolina, quella che vantava l’onestà come un fiore all’occhiello affermando che quando il cadavere di Benito Mussolini fu appeso a testa in giù a Milano, dalle tasche non gli uscì nemmeno un centesimo.

Altri tempi, probabilmente. Se non fosse intervenuto il giudice Giuseppe Pignatone ad arrestare “destri e sinistri eccellenti”, era pronto lo sbarco in Albania dove Flavio Cattaneo, ex ad di Terna ed ex dg della Rai, sta aprendo un canale televisivo. Panzironi lo conosce e avrebbe potuto bussare alla sua porta.

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1 Commento »

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Una Risposta a “NESSUNO HA PIU’ FAME DI POTERE DEL SOTTOBOSCO POLITICO ROMANO”

  1. 1

    NESSUNO HA PIU’ FAME DI POTERE DEL SOTTOBOSCO POLITICO ROMANO - Grognards dice:

    […] NESSUNO HA PIU’ FAME DI POTERE DEL SOTTOBOSCO POLITICO ROMANO […]

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