Coppa di Africa dal 13 gennaio
header photo

ingrandisci il testo rimpicciolisci il testo testo normale feed RSS Feed

Gregori: Incentivare i congedi per la formazione dei lavoratori

monica-gregoridi Giuseppe Licinio (AG. RF. 30-10-2014) ore 16.55

(river flash) “Connettere il sistema della scuola e della ricerca con il mercato del lavoro è la vera sfida che l’Italia deve affrontare se vuole mettersi veramente al passo con gli altri Paesi europei”. L’on. Monica Gregori, da tempo in prima linea sulle tematiche del lavoro, spiega al think tank Cultura Democratica le riforme introdotte dal Job Act e le ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini.

Ha preso ufficialmente il via la seconda fase di riforme del lavoro promossa dal Governo. Secondo lei, all’interno del DDL delega appena approvato dal Senato, quali sono le priorità da affrontare per riformare il mercato del lavoro italiano?

Ci sono molte aspettative sull’attuale fase di riforma del lavoro, sia a livello europeo, sia a livello nazionale. Credo che occorra coniugare la necessità di fare presto con la necessità di varare una riforma che sia fatta bene e intercetti i reali bisogni in tema di lavoro. A mio avviso, una delle priorità da affrontare è quella del sistema nazionale di politiche attive per il lavoro, che è il vero motore di qualsiasi programma di rilancio dell’occupazione. In questo senso, è assolutamente necessaria una riforma del sistema dei centri per l’impiego, garantendo i livelli occupazionali e aumentando la professionalità e l’interconnessione degli operatori con il sistema europeo, in particolare con la rete Eures.

Altrettanto cruciale la riforma degli ammortizzatori sociali, la nuova Cig non può certamente gettare instabilità sociale tra i lavoratori colpiti dalla crisi. Da un lato, infatti, c’è la piena esigenza di riformare il panorama degli ammortizzatori sociali, elaborando strumenti innovativi ed efficaci. Dall’altro, però, c’è l’ancora più importante necessità di supportare i redditi dei lavoratori e delle famiglie italiane, in un possibile scenario, in cui gli effetti della deflazione e del credit crunch potrebbero ulteriormente aggravarsi. Io credo, dunque, che su questo punto vada trovato un punto di equilibrio, magari rafforzando anche l’attività di vigilanza e il monitoraggio sui volumi e le richiesta di accesso agli ammortizzatori, perché spesso sulle cifre si “balla” un po’ troppo per così dire.

 Politiche attive del lavoro. Secondo lei si può fare qualcosa partendo da scuola e ricerca?

Si deve fare qualcosa. Connettere il sistema della scuola e della ricerca con il mercato del lavoro è la vera sfida che il nostro Paese deve affrontare se vuole mettersi veramente al passo con gli altri Paesi europei. Due sono gli aspetti di questa sfida: il primo riguarda l’alternanza scuola-lavoro e, in questo senso, le recenti linee guida del governo sulla scuola avvicinano l’Italia al modello tedesco, rendendo l’alternanza obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali e potenziando le esperienze di apprendistato sperimentale; il secondo riguarda un aggiornamento della normativa sui congedi per la formazione, proprio su questo punto ho presentato una proposta di legge che incentiva i congedi per la formazione che i lavoratori possono richiedere e le imprese che li concedono, estendendo i periodi di congedo per la formazione e istituendo i congedi formativi frazionati.

 Giovani. Si è molto parlato della Garanzia Giovani. Può dirci come e se funziona?

Penso di essere uno dei deputati di questa legislatura che più si è battuta per la Garanzia Giovani, già ad aprile del 2013 depositai la prima e unica proposta di legge sull’istituzione di schemi di Garanzia Giovani in Italia. Il Piano Italiano sulla Garanzia prevede un sistema universale di informazione e orientamento a cui il giovane accede registrandosi attraverso vari punti di contatto: il sito www.garanziaperigiovani.it, il portale Cliclavoro, i portali regionali, i Servizi per l’Impiego e altri servizi competenti, sportelli ad hoc che saranno aperti presso gli istituti di istruzione e formazione.

Nella fase di informazione e comunicazione saranno coinvolte varie istituzioni o associazioni, tra cui Camere di Commercio, associazioni sindacali e datoriali, associazioni giovanili e del Terzo Settore, a questa prima fase si aggiungono poi una fase di orientamento, dove al giovane viene indicato un percorso di orientamento individuale destinato a definire un progetto personalizzato di formazione o lavorativo/professionale.

Ai giovani che presenteranno i requisiti verrà offerto un finanziamento diretto (bonus, voucher, ecc.) per accedere ad una gamma di possibili percorsi, tra cui: l’inserimento in un contratto di lavoro dipendente, l’avvio di un contratto di apprendistato o di un’esperienza di tirocinio, l’impegno nel servizio civile, la formazione specifica professionalizzante e l’accompagnamento nell’avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo.

Purtroppo, va detto con onestà che nonostante l’impegno del Governo e degli enti locali, la Garanzia non è ancora pienamente decollata come reale shock in termini di politica occupazionale. Sullo sfondo emerge anzitutto un problema di coesione territoriale, di come cioè le varie realtà locali del nostro Paese si trovano ad applicare in misura più o meno omogenea questo strumento. Inoltre, l’orizzonte della Garanzia giovani potrà essere efficace soltanto se si avrà la forza di finanziare adeguatamente a livello comunitario tutto il programma che andrà rifinanziato nel 2016. Come tutti sanno in Europa, con la nascita del nuovo governo della Commissione e del Consiglio è partita una battaglia tra chi intende ancora una volta applicare le politiche del rigore e dell’austerità e quanti invece ritengono che sia questo il momento per avviare una seria politica d’investimenti e di spesa per il rilancio dell’economia. Noi siamo da questa parte della barricata.

Secondo lei in quanto tempo riusciremo a vedere i primi risultati di questa riforma? Si avranno degli effetti quasi immediati oppure sarà un processo lungo e complesso?

Non vi è riforma o decreto legge che possa creare lavoro, questi interventi sono necessari per adeguarsi ad una società mutata, ma più che dalla riforma in senso stretto, molto dipende dalla capacità di sbloccare le politiche espansive a livello europeo. I 300 miliardi promessi da Junker possono veramente rappresentare uno stimolo immediato all’occupazione e alla crescita economica. Se affianchiamo questo stimolo espansivo alla riforma del lavoro allora probabilmente gli effetti potrebbero anche arrivare ad essere sensibili nel giro di un anno, altrimenti se manca l’aspetto di politica economica a livello Ue anche il migliore intervento legislativo rischia di non avere gli effetti voluti. Per questo la “madre” di tutte le battaglie resta quella contro l’austerità. Detto questo, generalmente, gli effetti delle riforme sul lavoro si riescono a valutare dopo qualche anno. Ancora adesso non si ha la piena contezza dell’efficacia o meno della Riforma Fornero del 2012 su aspetti importanti del mondo del lavoro, come l’apprendistato, la contrattistica e le politiche di genere.

Moltissime associazioni di studenti (UDU e Rete Studenti Medi) sostengono che questa riforma “Non farà altro che precarizzare ulteriormente il mondo del lavoro”. In che modo il Jobs Act potrebbe migliorare il grande problema della precarietà?

Io penso che questo è forse un giudizio troppo semplicistico. Il precariato in Italia ha radici profonde e di lungo periodo che non coincidono certamente con quanto si sta cercando di fare negli ultimi mesi. Da deputata precaria e licenziata qualche mese fa posso dire che la battaglia del Pd a fianco dei precari e delle loro tutele è una battaglia quotidiana. Il Jobs Act contiene impegni precisi ad eliminare i contratti precari, istituire forme più stabili, ed estendere i diritti a tutti non avendo più lavoratori di serie a e di serie b, su questo Renzi è stato molto chiaro. Detto questo, mi permetto anche di dire che sinceramente non capisco come intervenire sull’articolo 18, abbassando le tutele dei lavoratori a tempo indeterminato, significhi automaticamente migliorare le condizioni dei lavoratori precari. Se si estendono i diritti a tutti ma si tolgono le basi degli stessi si rischia l’effetto inverso rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso la delega.

 Ancora sul tema dell’occupazione. Nella vicina Germania, le leggi Hartz hanno riformato, o forse rivoluzionato, mercato del lavoro e modello del welfare, attraverso un pacchetto di norme emanato in quasi 10 anni. Secondo lei, c’è bisogno di fare qualcosa di simile anche in Italia?

Più di tutto le leggi Hartz hanno avuto il pregevole obiettivo di cambiare la radice culturale delle relazioni industriali, introducendo sì forme di flessibilità e nuovi paradigmi di welfare, ma in particolare portando i lavoratori a partecipare direttamente alla vita aziendale, entrando nei consigli di amministrazione, partecipando agli utili e alle perdite, e così via. Io credo che di questo abbiamo disperatamente bisogno in Italia per rilanciare il nostro sistema economico, abbiamo bisogno che il governo avvii una nuova stagione di dialogo tra datori di lavoro e sindacati per avviare un nuovo sistema di relazioni industriali. Solo in questo modo potremmo finalmente superare inutili dicotomie che polarizzano inutilmente il confronto, distogliendoci dai problemi reali del Paese.

 La disoccupazione giovanile è arrivata al 42%. Siamo nati forse in un’epoca troppo diversa da quella dei nostri genitori?

Siamo sicuramente nati in un’epoca molto più simile a quella dei nostri nonni che dei nostri genitori. La crisi economica che stiamo vivendo è una delle più gravi che l’umanità abbia mai vissuto, per di più l’Europa ha aggiunto una vera e propria crisi politica e democratica, con l’incapacità di virare decisamente verso politiche di crescita e ripresa, assumendo il criterio dell’austerità come parametro dominante. Spetta a noi giovani generazioni rimboccarci le maniche e prenderci il nostro spazio, non possiamo pensare che le generazioni che hanno fallito fino ad ora possono aiutarci a migliorare la nostra condizione.

Nessun Commento »

Puoi lasciare una risposta, oppure fare un trackback dal tuo sito.


Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..

Lascia un commento


Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.

*