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BRESSON, ĽOCCHIO DEL SECOLO IN MOSTRA ALĽARA PACIS

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di Maria Michela D’Alessandro (AG.RF. 26.09.2014) (river flash) – “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà”: così il celebre fotografo francese Henri Cartier-Bresson definiva la forma di arte che più di ogni altra è in grado di racchiudere emozioni, guerre e istanti che rimarranno lì per tutta la vita. E Bresson, forse il fotografo più amato e conosciuto del XX secolo, lo sapeva bene; da quando, nel 1932, comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm, non smise più di ricercare quel minuto, quell’avvenimento importante, quell’emozione che, stampata, avrebbe fatto il giro del mondo.

A dieci anni dalla sua morte l’”occhio del secolo”, come viene definito, da oggi 26 settembre 2014 fino al 25 gennaio 2015 è in mostra al nuovo spazio espositivo dell’Ara Pacis di Roma con oltre 500 tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti. Promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione artistica – Sovrintendenza Capitolina ai beni Culturali e prodotta da Contrasto e Zètema progetto Cultura, l’esposizione proviene dal Centre Pompidou di Parigi ed è stata curata dallo storico della fotografia Clément Chéroux.

Un genio, un pioniere del foto giornalismo, sempre in viaggio con la sua macchinetta che lo ha accompagnato in tre periodi fondamentali per la sua crescita artistica e politica: il primo, dal 1926 al 1935, nel quale frequenta i surrealisti; il secondo, dal 1936 al 1946, è quello più maturo, è quello del suo impegno politico, dell’esperienza cinematografica e del suo lavoro per la stampa comunista. Durante la seconda guerra mondiale infatti entra nella resistenza francese, cercando di fotografare l’evento bellico. Il terzo ed ultimo periodo, dal 1947 al 1970, va dalla creazione dell’agenzia Magnum Photos (fondata insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymur e William Vandivert nel 1947) fino al suo abbandono del fotoreportage. Famosi sono anche i suoi ritratti ai quali si dedicò almeno fino al 1980. 

Le opere in mostra a Roma, dalle più famose a quelle meno conosciute, cercano di dare una nuova lettura alla carriera del fotografo d’oltre Alpi: il percorso espositivo è infatti il frutto di un lungo lavoro di ricerca svolto dal curatore nel corso di molti anni di studio nell’archivio di Cartier-Bresson, coprendo l’intero percorso professionale di un fotografo che difficilmente il mondo contemporaneo scorderà. 

Durante tutto il periodo espositivo sarà possibile approfondire il lavoro del fotografo attraverso degli eventi dal titolo “Una foto, una storia”: si inizia il 24 ottobre con “La fotografia come racconto del quotidiano”; seguiranno “La fotografia di guerra” il 7 novembre, “La fotografia e il ritratto” il 21 dello stesso mese e “La fotografia di viaggio” il 12 dicembre.

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